Sincronizzare Google Calendar con iCal su Mac e iPhone

iCal e Google Calendar

Bentornati a tutti dalle vacanze, oggi ritorno con un articolo dedicato ai macachi come me.

Avete bisogno di tener traccia dei vostri appuntamenti, eventi, ricorrenze? Be’ esistono i calendari elettronici, oppure le agendine elettroniche, oppure le agende cartacee…. oppure Google Calendar

Ieri sera, parlavo con Denny (che devo ringraziare per l’input di questa mattina, SENZA di lui non sarei riuscito a scoprire questa sciccheria… :-P ) e mi ha detto che usava un’estensione di thunderbird per tenere traccia di tutti gli appuntamenti, eventi ecc… Siccome anche io, a lavoro, uso la stessa estensione per thunderbird, gli ho spiegato secondo me cosa non funzionava di quel sistema e cioè che gli eventi creati rimanevano sul pc e non c’era nessun metodo per ricevere avvisi via mail o meglio ancora sms. Avevo infatti provato Google Calendar e notato che aveva la splendida funzionalità di impostare gli avvisi via sms.

Stamattina perciò dopo esserci ritrovati su gtalk abbiamo cercato qualche sistema per sincronizzare i calendari software con il servizio di google, scoprendo che quasi tutti i calendari supportando lo standard calDav.

Vi spiego ora come sincronizzare iCal, il software per il calendario su mac, con Google Calendar:

  • nella barra dei menu, selezionare iCal->Preferenze
  • selezionare il tab “Account” e poi premere “+” per aggiungere un nuovo account.
  • come “Tipo account” dovreste già avere “Google”, se non ci fosse selezionate la voce “calDav”
  • a questo punto vi basterà inserire l’indirizzo del server google (google.com), la vostra mail completa che usate per accedere ai servizi di google e la relativa password

Ora quando creerete un nuovo evento su iCal, questo verrà automaticamente sincronizzato on-line.

La stessa cosa può essere fatta su iPhone:

  • per prima cosa collegatevi all’indirizzo https://www.google.com/calendar/iphoneselect e confermate di voler usare il calendario di google dal vostro iPhone.
  • ora andate nelle impostazioni e selezionate la voce “Mail, contatti, calendari”
  • selezionate la voce “aggiungi account” e scegliete “altro”
  • qui troverete la voce “aggiungi account calDav”
  • inserite di nuovo le informazioni relative al vostro login e al server google (google.com)

Ora avrete iCal sul vostro mac e sul vostro iPhone che salverà le informazioni su google Calendar e in qualsiasi momento potrete accedere ai vostri appuntamenti, eventi e ricorrenze

Ancora grazie a Denny per il supporto, nonostante sia dichiaratamente anti-apple :-P

Installare un server VPN con OpenVPN su Ubuntu Server

Qualche giorno fa, a lavoro ho configurato il mio primo server vpn. Avevamo la necessità di accedere alla rete dell’ufficio anche dall’esterno. Insomma ci avrebbe fatto comodo essere “virtualmente” in ufficio quando fisicamente non è possibile. Avevo ricevuto consigli in merito a queste necessità, e mi era stato detto che come OpenVPN non ce n’erano molti. Ovviamente Open VPN è un software gratuito e multipiattaforma, aveva quindi tutti i prerequisiti necessari per piacermi.

Diciamo che prima di intraprendere il lavoro ho perso qualche minuto a cercare la documentazione necessaria, che mi avrebbe accompagnato durante il cammino.

Inizialmente avevo preso un pc davvero modesto (con processore AMD Duron, qualcosa di simile al Sempron ma un po’ più vecchio ;-) ) con 40 ghiga di disco e 512 Mb di ram SO DIMM, credendo di usarlo come test per la macchina vera. Ovviamente ho installato Ubuntu server come sistema operativo, scaricando l’ultima versione (10.04) siccome è un LTS. Nell’installazione del S.O. non c’è stato alcun inghippo, oramai queste ultime versioni sono una pacchia, filano dritte dritte in pochi minuti verso il traguardo ;-).

Una volta installato Ubuntu ho seguito il wiki in inglese per la corretta installazione di open vpn. Come prima passo, la guida consiglia di configurare un bridge sulla scheda ethernet per consentire al segmento LAN di essere connesso al segmento WAN, consentendo (se si vuole) di filtrare i pacchetti che li attraversano con un firewall. Per fare ciò basta installare un pacchetto chiamato bridge-utils con il comando:

sudo apt-get install bridge-utils

Fatto ciò si deve editare il file di configurazione della rete con il comando:

sudo vim /etc/network/interfaces

modificarlo come segue:

auto lo
iface lo inet loopback

auto br0
iface br0 inet static
        address 192.168.0.10
        network 192.168.0.0
        netmask 255.255.255.0
        broadcast 192.168.0.255
        gateway 192.168.0.1
        bridge_ports eth0
        bridge_fd 9
        bridge_hello 2
        bridge_maxage 12
        bridge_stp off

Così facendo si assegna il bridge all’interfaccia eth0 con l’ip 192.168.0.10.

Adesso potete riavviare il servizio networking:

sudo /etc/init.d/networking restart

(per evitare di dover digitare sempre il comando sudo davanti ad ogni comando vi consiglio di digitare sudo su una volta per tutte)

Ora possiamo passare all’installazione vera e propria di OpenVPN:

apt-get install openvpn

Finita l’installazione del pacchetto creiamo una cartella che conterrà i programmi per generare le chiavi e le chiavi stesse:

cp -r /usr/share/doc/openvpn/examples/easy-rsa/2.0 /etc/openvpn/
mv /etc/openvpn/2.0 /etc/openvpn/easy-rsa

Dopodichè editiamo il file vars in modo da modificare le seguenti linee con le informazioni che ci riguardano:

export KEY_COUNTRY="US"
export KEY_PROVINCE="NC"
export KEY_CITY="Winston-Salem"
export KEY_ORG="Example Company"
export KEY_EMAIL="steve@example.com"

Salvate il file e chiudetelo. Accertandovi di essere loggati come utente di root, iniziate la procedura di generazione delle chiavi:

cd /etc/openvpn/easy-rsa/
source ./vars
./clean-all
./build-dh
./pkitool --initca
./pkitool --server server
cd keys
openvpn --genkey --secret ta.key
cp server.crt server.key ca.crt dh1024.pem ta.key /etc/openvpn/

Ora che abbiamo generato le chiavi e i certificati per il server procediamo a generare quelli per il client (basterà ripetere la prossima procedura modificando l’identificativo del client per generare altre chiavi/certificati):

cd /etc/openvpn/easy-rsa/
source vars
./pkitool client1

Copiate ora sul client i file:

  • /etc/openvpn/ca.crt
  • /etc/openvpn/easy-rsa/keys/client1.crt
  • /etc/openvpn/easy-rsa/keys/client1.key
  • /etc/openvpn/ta.key

Ora non ci resta che editare i file di configurazione per server e client (partiamo da una configurazione di esempio):

cp /usr/share/doc/openvpn/examples/sample-config-files/server.conf.gz /etc/openvpn/
gzip -d /etc/openvpn/server.conf.gz
vim /etc/openvpn/server.conf

Accertatevi di correggere le seguenti linee con i vostri dati:

local 192.168.0.10
dev tap0
script-security 3
up "/etc/openvpn/up.sh br0"
down "/etc/openvpn/down.sh br0"
proto tcp
;server 10.8.0.0 255.255.255.0
server-bridge 192.168.0.10 255.255.255.0 192.168.0.100 192.168.0.110
push "route 192.168.0.1 255.255.255.0"
tls-auth ta.key 0 # This file is secret
user nobody
group nogroup
cipher AES-256-CBC

La voce local sarà quella corrispondente all’indirizzo del vostro bridge, come la prima voce accanto a server-bridge. La seconda voce di server-bridge sarà la subnet mask mentre la terza e la quarta sarà il range di ip che openvpn assegnerà ai client che si connetteranno alla rete.
Il comando push “route… servirà per creare una rotta sugli indirizzi della LAN.
Fatto ciò, creiamo i due script per l’avvio e la chiusura dell’interfaccia virtuale (la tap0 che vedete nel file di configurazione). Creiamo il file up.sh come segue:

vim /etc/openvpn/up.sh
#!/bin/sh
BR=$1
DEV=$2
MTU=$3
/sbin/ifconfig $DEV mtu $MTU promisc up
/usr/sbin/brctl addif $BR $DEV

e il file down.sh così:

vim /etc/openvpn/down.sh
#!/bin/sh
BR=$1
DEV=$2
/usr/sbin/brctl delif $BR $DEV
/sbin/ifconfig $DEV down

Rendiamoli eseguibili:

chmod 755 /etc/openvpn/down.sh
chmod 755 /etc/openvpn/up.sh

Ora che il server è correttamente configurato, possiamo dare una riavviata al servizion openvpn:

/etc/init.d/openvpn/restart

Adesso passiamo al file di configurazione del client:

sudo cp /usr/share/doc/openvpn/examples/sample-config-files/client.conf /etc/openvpn

Il quale dovrà contenere:

dev tap
proto tcp
remote 192.168.0.10 1194
cert client1.crt
key client1.key
tls-auth ta.key 1
cipher AES-256-CBC

Ora copiate nella cartella di configurazione del client il file appena editato (chiamatelo client1.conf o client1.ovpn). Ovviamente si presuppone che i file delle chiavi e dei certificati siano nella stessa cartella di quest’ultimo file (sul client). Riavviate anche qui openvpn e il gioco è quasi fatto. Dico quasi perchè per potervi connettere al server dall’esterno dovrete dire al vostro router di aprirvi la porta 1194 e reindirizzare il traffico proveniente dall’esterno verso l’ip 192.168.0.10 (quello del bridge).

Ora siete davvero pronti per collegarvi dall’esterno alla vostra LAN (così com’è stato configurato openvpn non è possibile accedere da dentro la LAN alla vpn appena creata).

Spero di non aver dimenticato niente! ;-)

Che ve ne pare?

Riempire dinamicamente una jTable in Java

Ultimamente sto utilizzando intensamente Java per lavoro. Sto realizzando un gestionale abbastanza corposo, dove ho potuto sperimentare diverse cose interessanti.

Nel disegnare le interfacce, uno degli oggetti che sto trovando sempre più utile, è la jTable, nient’altro che una semplice tabella (la vecchia DataGrid di visual basic). Inizialmente avevo trovato un po’ ostico capire come funzionasse, nonostante ci fossero parecchi esempi che danno molti consigli su come usarle. Una delle pagine di esempi più complete è questa sul sito oracle.

Voglio però spendere qualche riga per spiegare come poter facilmente caricare una jTable leggendo i dati da un resultset o da un elenco qualsiasi.

Penso che il concetto più semplice per utilizzare al meglio le jTable sia implementare una List<T> (dove T può essere un array di Object o di String o una vostra classe personale, fate voi) con una ArrayList o una LinkedList. Questa lista terrà aggiornata la jTable.

Personalmente creo sempre un metodo che chiamo “refreshTable” che legge i dati dalla lista e li inserisce nella tabella. Il metodo non farà altro che usare un iteratore per scorrere la lista e creare una matrice di Object da passare alla nostra jTable per riempirla.

        //Creo array di intestazioni
        String [] headers=this.getTableHeaders();
        //Creo matrice di dati
        Object[][] data=new Object[this.lista.size()][headers.length];
        int i=0;
        for(Iterator<String[]> it=lista.iterator();it.hasNext();){
            String[] tmp=it.next();
            for(int j=0;j<tmp.length;j++){
                data[i][j]=tmp[j];
            }
            i++;
        }
        //Setto dati e intestazioni della tabella
        this.myJTable.setModel(new javax.swing.table.DefaultTableModel(data, headers){@Override public boolean isCellEditable(int rowIndex, int mColIndex) { return false; }});
        //Setto larghezza colonne
        this.setTableCellsSize(this.myJTable);
        //Imposto allinamento delle celle al centro
        DefaultTableCellRenderer renderer=new DefaultTableCellRenderer();
        renderer.setHorizontalAlignment(DefaultTableCellRenderer.CENTER);
        this.myJTable.setDefaultRenderer(this.myJTable.getColumnClass(0), renderer);
        this.myJTable.updateUI();

Così facendo abbia riempito la nostra jTable. Il metodo che fa ciò è il setModel(), al quale io passo sempre una matrice di Object che contiene i dati veri e propri e un array di String che contiene le intestazioni della tabella (che leggo dal mio metodo this.getTableHeaders() ). Oltre a questo ho creato un metodo (this.setTableCellsSize() ) che imposta la larghezza delle varie colonne della tabella:

        int prefWidth=(this.getWidth()/2)/(this.getHeadersTable()).length;
        tbl.setAutoResizeMode(jTable.AUTO_RESIZE_OFF);

        tbl.getColumnModel().getColumn(0).setPreferredWidth(prefWidth+20);
        tbl.getColumnModel().getColumn(1).setPreferredWidth(prefWidth+100);
        tbl.getColumnModel().getColumn(2).setPreferredWidth(prefWidth+20);
        tbl.getColumnModel().getColumn(3).setPreferredWidth(prefWidth-30);
        tbl.getColumnModel().getColumn(4).setPreferredWidth(prefWidth+20);
        tbl.getColumnModel().getColumn(5).setPreferredWidth(prefWidth+20);
        tbl.getColumnModel().getColumn(6).setPreferredWidth(prefWidth-20);
        tbl.getColumnModel().getColumn(7).setPreferredWidth(prefWidth+20);

Nelle ultime righe ho invece dichiarato un Renderer per settare l’allineamento al centro delle celle della jTable.

Prestate attenzione alla linea dove viene eseguita la setModel(): qui ho riscritto il metodo isCellEditable, in modo che restituisca sempre false. Così facendo qualsiasi cella della nostra jTable non potrà essere editata.

Se vi servissero esempi più dettagliati (ad esempio per inserire delle checkbox in una delle colonne o per aprire menu al pressione del tasto destro del mouse sulla tabella) fate un fischio! ;-)

Nuovo tema per il blog!

Come (spero) vi siate accorti, sono riuscito finalmente ad ultimare il nuovo tema per il mio blog.

Mi sono sempre promesso che prima o dopo avrei lavorato alla realizzazione di un mio tema, visto che fino ad oggi avevo sempre utilizzato temi scaricati dalla sezione apposita di wordpress e oggi ho finalmente un tema tutto mio.

Ho cercato di renderlo più leggero del precedente, riducendo al minimo il codice javascript, alleggerendo il css ed ispirandomi a design minimalisti, senza troppi fronzoli per rendere il tema intuitivo e cercando di ricordare qualche regola di HCI.

Spero vi piaccia, ma aspetto critiche e suggerimenti e ovviamente se trovate dei bugs, segnalatemeli, thanks!

iOs 4 e iPhone 3G: prime impressioni e commenti (meditati)

iOs4

Come (quasi) tutti voi bene sapete, sono un felice possessore di iPhone 3G da ormai più di 1 anno e mezzo.

Durante i primi 6 mesi di utilizzo (pre iOs 3) mancavano ancora diverse funzionalità che potevano rendere iPhone un telefono serio e non un giocattolo iper-tecnologico. Con l’arrivo dell’estate e l’introduzione di iOs 3 vennero apportate numerose aggiunte che resero iPhone un cellulare a tutti gli effetti, più tutto il resto (mentre prima era solo tutto il resto). E proprio quel “tutto il resto” permette di dire a chiunque che iPhone ha cambiato il mondo dei cellulari (non dite di no, perchè sapete di avere torto :-P ).

Quest’estate è stato nuovamente aggiornato il software di iPhone (insieme all’introduzione di iPhone 4) e dal 21 giugno scorso è disponibile per tutti i possessori di iPhone (dal 3G in avanti) iOs 4

Be’ di primo impatto si può pensare: figo, un telefono di 2 anni fa, che viene ancora aggiornato (gratuitamente, non dimentichiamocelo). Bisogna dire che ovviamente il mio FerrePhone non possiede tutte le nuove funzionalità, pari pari ad iPhone 4, però alcune migliorie ci sono state. Tralasciando il dock 3d (di cui non me ne potrebbe fregare di meno) e gli effetti grafici allo sblocco del telefono, la funzione che trovo più utile è la cosidetta “folder” ovvero la suddivisione in cartelle delle applicazioni. Trascinando l’icona di una app sopra un’altra, queste due vengono inserite in una cartella, che prende il nome automaticamente a seconda delle affinità che ci sono tra le due app (ma che si può tranquillamente modificare).

Dopo alcuni minuti di utilizzo però, mi sono accorto che iOs4 sul mio iPhone sembrava avere qualche difficoltà. Testandolo per qualche giorno mi sono accorto che effettivamente iOs4 ha bisogno (probabilmente) di hardware più prestante, si nota infatti in alcuni momenti un rallentamento nell’apertura delle app (anche quelle di default) o effetti grafici non perfettamente fluidi. A questo punto voi mi direte: “ma che cacchio pretendi da un telefono di 2 anni fa’?”. Ok avete ragione, non posso pretendere nulla, Apple ha probabilmente deciso di rilasciare iOs4 anche per iPhone 3G nonostante probabilmente si fosse accorta che non sarebbe stato così prestante, ma per evitare critiche che sarebbero piovute a raffica, se così non avessero fatto. Ovviamente queste difetti sono “minimi” e non pregiudicano l’utilizzo normale di tutti i giorni, ma ad un occhio critico risaltano abbastanza nell’immediato. Che dire? Speriamo che a breve Apple noti questo problema e rilasci qualche aggiornamento, anche se non credo si possa fare molto (se non passare ad iPhone 4 ;) )

Differenze tra il tipo char e il varchar in MySQL

Prosegue il mio lavoro insieme a MySQL, ormai lo sto usando intensamente in molti programmi non solo in php, ma anche nella programmazione in java.

Usandolo così massicciamente sto continuando a scoprire cose interessanti. Probabilmente quella di cui vi parlo oggi, non è una novità per qualcuno, ma credo sia bene chiarirla per chi non lo sapesse.

Qualche giorno fa stavo lavorando su un database che non ho creato io e mi sono imbattuto in un campo CHAR. Subito non ci ho fatto caso, ma poi mi è venuto in mente che di solito quando devo dichiarare un campo stringa, uso il tipo VARCHAR. Mi sono così documentato un po’, cercando su google ho trovato diverse spiegazioni su forum, ma come sapete di quello che viene detto sui forum è sempre meglio non fidarsi troppo. Ho fatto quindi direttamente riferimento alla guida ufficiale MySQL (in inglese) e ho scoperto quello che mi interessava.

Innanzitutto prima di MySQL 5.0.3 sia il tipo char sia il varchar potevano essere dimensionati da 0 a 255 caratteri. Da MySQL 5.0.3 in poi il tipo varchar supporta lunghezza da 0 a 65535 caratteri. Oltre a questa differenza di dimensionamento c’è un’altra sostanziale differenza: quando dimensionate un campo con il tipo char, ad esempio char(4) verrà effettivamente occupato spazio per 4 caratteri, anche se il valore che inserirete nel campo sarà di un solo carattere. Lo spazio rimanente verrà riempito con degli spazi. A differenza del char, il varchar invece utilizza solamente lo spazio necessario, richiesto dal valore inserito nel campo più un byte (non sono riuscito a trovare il motivo, ma credo sia il famoso “tappo” in stile C).

Riepilogando quindi:

Valore CHAR(4) Spazio richiesto
VARCHAR(4) Spazio richiesto
'' '    ' 4 bytes '' 1 byte
'ab' 'ab  ' 4 bytes 'ab' 3 bytes
'abcd' 'abcd' 4 bytes 'abcd' 5 bytes
'abcdefgh' 'abcd' 4 bytes 'abcd' 5 bytes

Per finire, come si può vedere nell’ultima riga dell’esempio, per tutti e due i tipi, se il valore supera la lunghezza effettiva dichiarata, esso verrà troncato.

In sostanza se sapete che nel campo che state dichiarando dovrete inserire valori sempre della stessa lunghezza, senza eccezioni, potrebbe essere intelligente dichiararlo char mentre invece se, come succede nella stragrande maggioranza dei casi, il campo che state dichiarando conterrà stringhe generiche, allora vi converrà utilizzare il tipo varchar.

Google ti aiuta anche a trovare lavoro…

Sei disoccupato o non riesci a trovare il lavoro dei tuoi sogni? Vuoi a tutti costi tentare di essere assunto nel posto di lavoro che sogni da anni? Google può essere l’unico elemento che ti serve per realizzare i tuoi desideri! ;-)

Un trentenne americano, stanco di inviare curriculum a tutte le aziende pubblicitarie di New York senza ricevere risposta, si è inventato un modo tutto suo per arrivare direttamente al direttore creativo, saltando a piè pari tutti i vari uffici di risorse umane e reclutamento. Come ha fatto?

Ha investito 6 dollari ed ha acquistato il Top Spot di Google (il primo risultato delle ricerche di Google, quello in giallo per intenderci) dei nomi di alcuni dei più famosi direttori creativi di studi pubblicitari newyorkesi, inserendo questa frase:

Googleggiare con il tuo nome è davvero divertente, ma anche assumermi è altrettanto divertente

Ovviamente, visto che siamo qui a parlarne, questa nuova trovata pubblicitaria ha avuto successo e poco dopo Alec Brownstein ha ricevuto le chiamate che aspettava. Ha pagato il Top Spot per 5 nomi, e ha ricevuto 4 telefonate per proposte di colloqui. Di queste 4, 2 sono diventate offerte di lavoro e lui ha finalmente ottenuto il lavoro che voleva presso lo studio di New York della Y&R una multinazionale specializzata in pubblicità.

La trovata geniale è stata aiutata anche dal narcisismo delle persone, ma in fondo chi di voi non ha mai provato a googleggiarsi? ;-P

Prime impressioni sul Ferrebook pro…

Dopo alcune ore di utilizzo sono pronto per dare le mie prime impressioni sul mio nuovo mac: “fa schifo!”….
Ahahahah ci avevate creduto? Ma siete pazzi? Sono 6 mesi che rompo le scatole con il mac, vi pare che ora possa dire che fa schifo?
Scherzi a parte, bando alle chiacchere, veniamo al “succo” del discorso: come tutte le cose bisogna abituarsi, i tasti rapidi sono diversi, la tastiera è diversa, ma soprattutto alcuni concetti mi pare di aver capito che siano diversi. Ad esempio mi sono scervellato per trovare il tasto rapido per tagliare un file, salvo poi scoprire che “il taglia” non esiste (ovviamente sono un newbie, per cui correggetemi se dico vacc..ehm fesserie) oppure devo ancora abituarmi ad avere duecentoottantatremilacinquecentocinquantatrè programmi aperti (e fare ordine ogni tanto con qualche mela+q).

Veniamo ora ai pregi e difetti del mio nuovo amico:

Questo pregio vi basta? 20 secondi da quando si preme il tasto di accensione a quando lo si può iniziare ad usare? Credo che il disco solid state (SSD) sia uno degli acquisti più azzeccati (dopo il mac in sè ovviamente).

Come mi era già stato detto da molti, ti accorgi che è un mac, appena lo estrai dalla scatola, e non sto parlando dell’aspetto visivo. È solido, robusto non so come spiegare, fa subito una bella impressione! Ero già ben abituato con il mio vecchio Asus (davvero un bel portatile) ma questo è ancora un piano sopra: non una vite, non un punto fastidioso, tutto come si deve insomma.

Altro pregio davvero insolito per un portatile: rumorosamente inesistente. Sì lo definisco così soprattutto dopo che la prima sera mentre lo stavo usando, sentivo il solito ronzio di un portatile (per niente fastidioso, ormai ci ero abituato).. Poi dopo averlo spento continuavo a sentire questo ronzio, finchè mi sono accorto che era l’altro portatile che avevo acceso per passare i dati sul mac. :-D

La tastiera sempre un dettaglio da niente, però manco a dirlo questa è davvero ben fatta. Certo mancano dei tasti rispetto ad un pc, ma con qualche scorciatoia si risolvono tutti i problemi. Ovviamente devo ancora mettermi in testa di usare il tasto mela al posto del ctrl.

Per quanto riguarda le prestazioni invece direi che non posso assolutamente lamentarmi, apro decine di programmi insieme (iMovie,Netbeans, Mail, Firefox, iChat e chi più ne ha più ne metta) e ovviamente non fa una piega (ci mancherebbe, ouh! ;-) ).

Prima di chiudere ribadisco un concetto espresso in questi giorni dal nostro caro Steve: Flash per mac fa pietà. Consuma un sacco di batteria, scalda all’inverosimile la macchina e non mi piace, ok? Quando ci decidiamo a passare ad html 5, tutti?

In definitiva per il momento sono estremamente soddisfatto dell’acquisto fatto, devo ancora rendermi conto se ci sono dei difetti (quelli si vedono dopo un po’ di tempo no? ;-) ) ed imparare ad usarlo decentemente, ma posso dire che il mondo mac mi piace, e mi son trovato subito a mio agio ;-)